La passione per tutto ciò che resiste all'acqua sembra avere qualcosa di intrigante. E contamina ogni ambito, da quello degli oggetti e dei capi d'abbigliamento (ci sono persino i calzini waterproof) fino ai cosmetici, ormai alla ricerca di performance che resistano a tutto: pioggia, sudore, calore, lacrime, stress, emozioni.
La tendenza waterproof è stata inaugurata da Esther Williams, l'attrice e ballerina che aveva bisogno di rimanere perfettamente truccata anche durante le evoluzioni in piscina. Max Factor inventò per lei i primi maquillage che non si scioglievano a contatto con l'acqua. Da allora molto è cambiato, ma la ricerca dell'effetto persistente continua: si è diffusa la moda dei tatuaggi e addirittura delle scarificazioni cutanee. Su un piano meno trasgressivo e più giocoso, si è affermato il trucco permanente, che dà la possibilità di avere per anni le sopracciglia disegnate alla perfezione o di risvegliarsi ogni mattina con il tratto preciso dell'eyeliner sugli occhi. Si tingono le ciglia, si inseriscono filler per ringiovanire il viso, si effettuano depilazioni definitive con il laser. L'obiettivo cui si tende, insomma, è la perennità del segno, possibilmente indelebile. O quanto meno durevole, come nel caso del trucco waterproof, che si dilava meno facilmente degli altri.
L'effetto long lasting, sempre più spesso richiesto, per ragioni estetiche, a mascara, matita, rossetto, glitter per le unghie o spray per i capelli, è tipico, però, soprattutto dei solari: che devono (loro sì) resistere ai bagni ripetuti, agli spruzzi, alle immersioni, allo sfregamento degli asciugamani.. Per la normativa americana ed europea presto non si potrà più parlare di solari waterproof, in quanto si tratta di una definizione eccessivamente rassicurante, che porta a non riapplicare la crema dopo il bagno.
Di fatto nessun prodotto è davvero waterproof, ma più o meno resistente all'acqua. Per cui si parla ormai di resistente all'acqua per un solare che applicato sulla pelle, consenta almeno il 50% del suo fattore di protezione dopo un'immersione in acqua tiepida di 40 minuti e di molto resistente all'acqua per uno che reagisce in modo analogo se si rimane a mollo per 80 minuti. La resistenza della crema viene dalla scelta di emulsioni acqua in olio (goccioline d'acqua circondate da una base oleosa) e dall'impiego dei polimeri, grandi molecole che formano dei reticoli filmogeni e adesivi, che fissano sulla pelle uno strato protettivo.
Dalle tecnologie utilizzate per i solari arrivano quelle impiegate per i make-up waterproof, che ricorrono a sostanze fìlmogene, in genere polimeri e siliconi, per garantire la buona tenuta dei pigmenti sull'epidermide. Il che consente di sottrarre acqua ai mascara e agli ombretti, rendendo più brillante il risultato cromatico e più adesivo il prodotto, che inguaina pelle e ciglia.
Le donne sembrano dividersi equamente tra le fan del cosmetico che aderisce alla cute come una seconda pelle e quelle che, invece, preferiscono la volatilità delle polveri libere. Una divisione che corrisponde a due profili diversi e forse a due classi di età: le più giovani, dinamiche e sportive sembrano utilizzare più volentieri cosmetici resistenti all'acqua (le bloggiste si interrogano, per esempio, su quali siano i trucchi migliori per partecipare agli schiuma party senza ritrovarsi dopo cinque minuti con l'effetto «panda» del mascara e della matita colati attorno agli occhi). E poco importa se il make-up waterproof richieda obiettivamente una detersione più complessa ed energica, con struccanti bifàsici appositi, da passare e ripassare su volto e palpebre. L'essenziale è avere un trucco impeccabile, che resista alle giornate in spiaggia, alle attività all'aria aperta, a notti intere in discoteca. |