Le metodiche per la correzione della ruga sottile attualmente a disposizione del medico sono numerose (laser, tossina botulinica, peeling, radiofrequenza, biostimolazione, filler, ecc).
La motivazione per la scelta del ricorso a un materiale di riempimento risiede da una parte nella preferenza del medico per questa metodica, dall'altra nella richiesta del paziente che desidera un risultato immediato a un costo contenuto o come completamento al trattamento correttivo di altri distretti del viso. Data la delicatezza dell'intervento non è superfluo ricordare che, affinché si raggiunga il risultato sperato, bisogna che il medico abbia non solo una buona manualità, ma anche che utilizzi materiali idonei, materialii cioè che, oltre a una sicurezza d'impiego, siano in grado di distribuirsi nel tessuto in modo ottimale, andando quindi ad integrarsi perfettamente nel sottile strato dermico in cui vengono infiltrati, e che presentino una ottima iniettabilità per consentire la massima precisione dell'operatore. Nella scelta dei materiali è mia opinione che dalla comparsa dei filler a base di acido ialuronico a oggi, nonostante i tentativi di proporre gel in particelle molto piccole o materiali coesivi a basse concentrazioni, nessuna formulazione abbia raggiunto il grado di risultato estetico ottenibile con il collagene. Se infatti consideriamo lo spessore dermico, tessuto in cui si deve intervenire per correggere le fini rugosità e cioè da 1 a 1,5 mm di profondità, i risultatii estetici possibili con queste prime generazioni di acidi ialuronici non avevano soddisfatto pienamente per la frequenza di effetti collaterali quali visibilità o palpabilità dell'impianto (come effetto trasparenza - colorazione bluastra o permanenza di bozzetti o cordoncini). La maggior parte degli operatori pensano che le formulazioni di acido ialuronico siano molto simili: in realtà attraverso reperti istologici, misurazioni sulle proprietà reologiche e di resistenza, è possibile evidenziare come ogni prodotto presenti caratteristiche e proprietà diverse. Differenze che spesso dipendono dalla messa a punto di tecnologie avanzate, come nel caso della tecnologia CPM (Cohesive Polydensified Matrix) che prevede 5 fasi produttive distinte. Le prime tre sono simili a quelle già utilizzate per la produzione di tutti i gel monofasici presenti sul mercato, mentre le ultime due, brevettate ed esclusive, permettono di ottenere un gel omogeneo e coesivo ma con zone differenziate di viscosità. Queste due ultime lavorazioni prevedono infatti dapprima uno "stiramento" delle catene reticolate per verificarne la tenuta dei legami e poi una seconda reticolazione con BDDE e un'aggiunta ulteriore di acido ialuronico naturale che a sua volta va a stabilizzarsi. In questo modo si ottiene un gel coesivo con una reticolazione compatta ma non uniforme, perché è doppia in alcuni punti e semplice in altri. La struttura risultante è inoltre caratterizzata da viscosità differenziata: zone meno dense ma reticolate (reticolazione singola) e zone più dense (reticolazione doppia). A secondo delle formulazioni (Basic o Soft) le percentuali di doppia o singola reticolazione variano, ciò consente al gel di integrarsi omogeneamente e nel modo più fisioloico possibile. Il prodotto riesce così a compenetrare anche i piccoli spazi intradermici accompagnando completamente la correzione e riducendo sensibilmente la palpabilità e visibilità dell'impianto. Per quanto riguarda la correzione della ruga sottile, la formulazione d'elezione è Belotero Soft che presenta una concentrazione di 20 Mg/ MI di acido ialuronico con una percentuale maggiore di zone a bassa densità per poter compenetrare meglio il tessuto a livello superficiale. L'impiego di questo dermal filler mi ha portato a queste considerazioni: dal punto di vista tecnico l'acido ialuronico , risulta particolarmente maneggevole e malleabile, consentendo all'operatore la massima precisione, necessaria soprattutto dove la cute è particolarmente sottile. La tecnica d'iniezione consigliata è quella a microponfi in serie se si tratta la singola ruga, oppure di pavimentazione se le fini rugosità sono ravvicinate e numerose. Se si utilizza la tecnica di pavimentazione o a microponfi, data la superficialità d'intervento, si visualizza normalmente un piccolo sbiancamento nel sito d'impianto che scompare nell'arco di pochi minuti. Per mantenere la superficialità si consiglia di inserire l'ago nella cute mantenendosi il più possibile paralleli alla superficie cutanea (angolazione di 10°-12°).
Grazie a questa sua capacità esclusiva, anche piccoli errori (come piccole ipercorrezioni) sono facilmente risolvibili mediante un massaggio dell'area. Il gel, infatti, essendo molto elastico e plastico viene facilmente distribuito nel tessuto adiacente. Dal punto di vista istologico il gel, una volta infiltrato, non occupa semplicemente uno spazio come avviene con i filler sottoposti a reticolazione, ma si distribuisce fisiologicamente anche nei piccoli spazi intradermici. Attraverso reperti, istologici ed ecografici, a 3 e 4 mesi dall'impianto si può inoltre osservare una ottima permanenza del materiale infiltrato, da cui consegue una buona permanenza del risultato: dal punto di vista estetico si ottiene un effetto "lifting" della ruga, senza alcun rischio di visibilità o palpabilità dell'impianto. Grazie alla sua migliore osmolarità e pH fisiologico, valutati in studi comparativi da enti indipendenti, l'edema post-impianto e il grado di eritema sono minimi e associati al solo atto iniettivo. Inoltre, l'acido ialuronico ha dimostrato clinicamente di presentare, oltre a un'ottima biocompatibilità chimica, anche un'ottima biocompabilità "fisica" determinata dal corretto ingombro spaziale del gel. Alcune considerazioni pratiche: come spesso si può osservare, alla ruga perforale (codice a barre) si associa spesso anche la perdita di definizione del contorno labiale. |