Per questo il binomio pressione alta/sale è stato oggetto di un dibattito rovente, che negli ultimi vent'anni ha visto contrapporsi le autorità sanitarie, Oms in testa, unite nello sforzo di diminuire l'apporto giornaliero di sale, e l'industria alimentare, preoccupata di dover abbassare la concentrazione del minerale, producendo così cibi meno stuzzicanti e appetibili.
Ora il match tra pressione alta e il saporito minerale sembra concluso, perché uno studio pubblicato sul "British Journal of Medicine" dimostra che una riduzione di sale protratta per almeno 18 mesi fa calare l'incidenza di malattie cardiovascolari e ictus del 25% a prescindere dalla pressione sanguigna iniziale, dall'età, dal sesso, dal peso corporeo, da altre abitudini e fattori di rischio.
Il dato deriva dall'analisi di quasi 3 mila soggetti sani che avevano preso parte a due grandi studi randomizzati nei quali si diminuiva il sale, rispettivamente di 2 grammi al giorno per 18 o 36-48 mesi, che sono stati seguiti per i 10-15 anni successivi alla conclusione della sperimentazione, ed è stato quindi giudicato più che convincente. Del resto l'Oms ha fissato in 5 grammi al giorno la dose massima consigliata, un valore molto inferiore a quello assunto in media dai cittadini occidentali (in Italia per esempio siamo sui 10 grammi al giorno); alcuni paesi come la Gran Bretagna hanno recepito l'invito, fissando in 6 grammi il tetto massimo consigliato, ma molto resta da fare. Secondo Francesco Cappuccio, direttore dell'Istituto di medicina cardiovascolare dell'Università di Warwick è giunto il momento di usare la forza: poiché le campagne di dissuasione hanno un effetto nullo, poiché il consumatore può anche scegliere alimenti a basso tenore di sodio, ma poi si ritrova sempre enormi quantità di questo minerale in tutto ciò che acquista (dal pane in poi) con il conseguente rischio di pressione alta, è indispensabile porre dei limiti severi alla concentrazione del sale nei cibi pronti venduti, e istituire l'obbligo per le aziende di indicarne nelle etichette il contenuto.
Spesso i valori della pressione alta sono associati ad un eccessivo peso corporeo ed ad un vistoso accumulo di grasso addomnale. Per ogni chilo di grasso si formano ben tre chilometri di nuovi vasi sanguigni: chi ha 10 chili di adipe in più, ad esempio, ha ben 30 km di vasi in più nel suo organismo, dove il cuore deve spingere il sangue. Perdere chili significa, quindi, aiutare il cuore. Ridurre la circonferenza della vita e recuperare il giusto peso forma migliora l'ipertensione arteriosa.
Quando siamo in sovrappeso o mangiamo alimenti di origine animale ricchi di sodio, quando condiamo i cibi con troppo sale, andiamo incontro ad un aumento dell'acqua contenuta all'esterno delle cellule e ad un conseguente rischio di pressione alta. Il sodio, infatti, contribuisce all'accrescimento della quantità di acqua tra una cellula e l'altra. E' questa la causa della fastidiosa senzazione di pesantezza e gonfiore che talvolta si prova alle gambe.
L'acqua uscita dalle cellule per azione del sodio va anche all'interno del sistema vascolare, causando un aumento della pressione arteriosa. Per questo motivo nella cura dell'ipertensione vengono somministrati diuretici. La maggior parte dell'acqua deve restare nelle cellule. Per raggiungere quest'obbiettivo e prevenire i rischi della pressione alta occorre introdurre alimenti ricchi di potassio e poveri di sodio. Bisogna quindi ridurre il sale da cucina e limitare al massimo tutti gli alimenti contenenti eccessive dosi di sodio: salumi, scatolame, margarina, pane salato, dado per brodo. Tra gli alimenti ricchi di potassio: tutte le verdure, la frutta, le sogliole, il tonno.
Misurare la pressione del sangue permette un controllo del sistema cardiocircolatorio. Il momento migliore è al mattino tra le 6 e le 9, prima di fare colazione e prima di prendere farmaci: in questo orario la pressione può raggiungere i valori più alti della giornata. La pressione sistolica (la massima) non dovrebbe superare quota 130, mentre la diastolica (la minima) non scendere sotto gli 80. In entrambe i casi, con valori diversi, si verifica l'ipertensione arteriosa. |
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