Promette di essere semplice, sensibile, ma soprattutto rapido. È il nuovo metodo per eseguire l'antibiogramma e verificare la sensibilità agli antibiotici dell'Helicobacter pylori, batterio presente nella mucosa dello stomaco responsabile talora di problemi di digestione e gastrite, e alla lunga di ulcera peptica.
Il metodo attuale per testare da un campione di materiale biologico (biopsie dello stomaco) la resistenza o la sensibilità verso un antibiotico del microrganismo è laborioso; e per fare l'antibiogramma ci vogliono circa 14 giorni.
Con questo test, che utilizza un terreno di coltura liquido, diverso da quello solido convenzionale, l'antibìogramma è pronto invece in 24 ore. Il metodo è stato verificato con due studi e si è visto che è in grado di valutare sia la presenza o l'assenza dell'agente infettivo, sia il giusto antibiotico da usare nella terapia.
L'università di Bologna sta per concludere, non a scopo di lucro, un accordo con un'industria diagnostica americana che lo commercializzerà a un prezzo politico (attorno a 50 euro), prima della fine dell'anno.
Il test è utile per determinare la terapia dell'infezione da Helicobacter, poiché permette la scelta dell'antibiotico più adatto. Se, nonostante l'antibiotico aggiunto alla coltura in vitro, le colonie del microrganismo continuano a estendersi, significa che il batterio è resistente al farmaco. Oggi si prescrivono in maniera standard antibiotici come claritromicina o metronidazolo a tutte le persone affette dal batterio. Con il nuovo antibiogramma si potranno testare in modo più personalizzato non solo gli antibiotici già in uso per l'Helicobacter pylori, ma in modo rapido quelli di nuova scoperta.
Il metodo classico di coltura, lungo e laborioso, può dare luogo a inquinanti quali muffe, o allo sviluppo di batteri che non consentono l'isolamento dell'Helicobacter. Il test rapido esclude a priori l'interferenza di altri microrganismi. La terapia sequenziale con tre tipi di farmaci, cinque giorni con un solo antibiotico (amossicillina) e i successivi cinque con due antibiotici (claritromicina e tinidazolo) associati a un antiacido, è in grado di sradicare il batterio nel 92 per cento dei pazienti con gastrite o ulcera peptica.
Una soluzione? Un abbraccio fa bene alla salute.
Stringere il partner abbassa il livello di ansia e riduce la pressione. Sono i risultati di uno studio dell'università americana del North Carolina.
Gli effetti dell'abbraccio si fanno sentire soprattutto sulle donne: producono più ossitocina, l'ormone legato all'attaccamento, che protegge anche il cuore. situazioni conflittuali si convertono in sintomi: psicologici, somatici o isterici (e di qui ancora una volta somatici).
Stare tra amiche a raccontarsi i propri segreti può sembrare una delle attività più rilassanti. Eppure uno studio dell'università del Missouri (Usa) ha dimostrato che provoca ansia e stress, soprattutto tra le adolescenti. Stare ore sul divano a chiacchierare al telefono porta a ingigantire i problemi.
Meglio spingere le ragazzine a fare sport per sfogarsi, invece che mandare l'amica del cuore in tilt a forza di chiacchiere.
Nella collaborazione fra il medico e lo psicologo, l'elemento fondamentale è che l'intervento in favore del paziente è comunque uno ed uno solo, e che ad esso devono concorrere le diverse competenze sia del medico che dello psicologo. Insieme, essi devono fare in modo che il paziente senta di esserne il protagonista e sostenerlo nel suo percorso terapeutico. Lo psicologo interviene proprio in funzione del bisogno che ha il paziente di vedere riconosciuto il suo ruolo nel percorso terapeutico.
Accanto al ruolo primario dell'intervento medico, vi è quello di sostegno psicologico che, attraverso lo strumento della parola, mira a rispondere efficacemente alla domanda soggettiva del paziente.
Lo psicologo intervenire riconoscendo ed anticipando la domanda soggettiva dei paziente, e orientandolo, in concertazione con il medico, al trattamento terapeutico. Nello stesso tempo lo psicologo, attraverso interventi individuali o di gruppo, accompagna il paziente nell'affrontare consapevolmente l'impegno che il percorso terapeutico richiede. |