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Negli ultimi anni la ricerca medica ha avuto innumerevoli conferme sul fatto che il grasso corporeo non è un semplice fardello che appesantisce le nostre giornate, ma rappresenta un vero e proprio fattore di rischio cardiovascolare; in altre parole accresce le probabilità che un soggetto possa sviluppare patologie cardiache (angina, infarto) o vascolari (ipertensione arteriosa) o patologie metaboliche (diabete, aumento del colesterolo, dell'acido urico, dei trigliceridi), in grado, e questo è il dato più preoccupante, di ridurre significativamente la qualità e la spettanza di vita, cioè il numero di anni che restano da vivere. |
All'inizio il dato venne confutato, non sembrava possibile che un semplice inestetismo fosse invece una bomba ad orologeria pronta a esplodere in qualsiasi momento, con probabilità che aumentavano, con l'aumentare dell'età. Negli anni '90 le ricerche continuarono e si scoprì che non tutto il grasso corporeo era così pericoloso; oggi sappiamo che, ad esempio, il grasso tipicamente femminile, con localizzazione ai fianchi e alle cosce, non rappresenta alcun serio pericolo per la salute; al contrario il grasso che si localizza in sede addominale, tipicamente maschile, la cosiddetta "pancia", è un vero killer, in quanto la sua presenza è correlata con un aumento della mortalità.
E quando si parla di pancia non si intende il grasso superficiale sottocutaneo, che in quella sede si può sempre depositare ed è facilmente sollevabile in pliche di piccolo o grande spessore, ma si intende quello localizzato in sede profonda, viscerale, a costituire il tipico addome globoso e teso, che spesso è in grado di compromettere la stessa funzione respiratoria.
Sono stati così coniati vari neologismi per indicare le due diverse distribuzioni del grasso corporeo: quello femminile è stato chiamato anche ginoide, o gluteo‑femorale, o sottocutaneo, o "a pera"; quello maschile: androide, o addominale, o viscerale, o "a mela".
Ma le sorprese non finirono qui; si vide che anche la donna poteva sviluppare la formazione di grasso a livello della pancia, dopo la menopausa, intorno ai 50 anni; in tal caso il rischio cardiovascolare è uguale a quello del maschio. Per sapere quindi se il grasso che si "indossa" è pericoloso per la nostra salute, occorre vedere dove è localizzato, e nessuno strumento si è rivelato più sensibile del classico centimetro da sartoria. È stato dimostrato che la misura della circonferenza della pancia è una spia fedelissima della quantità del grasso addominale, e sono state individuate le misure oltre le quali, a prescindere dall'essere obesi o no, si entra nell'area di rischio, che sono: 88 cm nel sesso femminile e 102 cm in quello maschile. Certamente una condizione di sovrappeso o, peggio, di obesità, cioè un aumento generalizzato del grasso corporeo, moltiplica questo rischio. |