E non bisogna dimenticare che l'automedicazione non deve essere confusa con l'autoprescrizione, cioè la scelta autonoma e spesso irrazionale di farmaci prescritti dal medico che magari vengono utilizzati perché si trovano nell'armadietto dei medicinali.
Se da un lato l'automedicazione rappresenta una tendenza verso una gestione più cosciente dei disturbi dell'organismo, dall'altro occorre comportarsi correttamente. A volte "fare il medico di se stesso" può diventare oltremodo pericoloso.
Prese le dovute cautele, quindi, pensiamo da soli a come tenere in forma il nostro corpo. Un'abitudine che pochi anni fa poteva sembrare poco sensata e che oggi, alla luce dei numerosi messaggi che giungono attraverso i quotidiani, le riviste specializzate, il web e la televisione, sta diventando la regola. La stragrande maggioranza degli italiani conosce i sintomi dell'influenza, del raffreddore e della tosse, sa che il "doloretto" può essere controllato con medicinali idonei e sa come affrontare correttamente un leggero trauma.
Il consumatore, tuttavia, non si dovrebbe basare solo sui consigli della "vicina di casa" o su informazioni generiche, ma dovrebbe essere in grado di crearsi un'opinione sui medicinali di libera prescrizione. Il consiglio di "chi ne sa di più", come il farmacista e il medico, oltre che aiutare nella scelta, può fornire informazioni utili per individuare il prodotto più indicato per ogni singolo caso e, soprattutto, per gestire i medicinali nella maniera corretta.
Secondo recenti statistiche risulta che almeno il 30% degli italiani è abituato a ricorrere all'automedicazione per disturbi leggeri.
La tendenza all'automedicazione, infatti, è in costante incremento anche perché sempre maggiore è l'attenzione e la cura per il proprio corpo.
Sono le donne, comunque, a essere più sensibili ai problemi della salute e quindi a cercare una soluzione autonoma ai propri disturbi anche se, come è giusto che avvenga, spesso la loro scelta operativa viene affidata a un primo giudizio del medico.
Per quanto riguarda l'età, è ormai chiaro che il fenomeno automedicazione investe soprattutto i giovani e gli adulti, per poi diventare sempre meno significativo negli anziani. Questa tendenza è facilmente comprensibile, visto che tra i 30 e i 40 anni l'attività professionale occupa la stragrande maggioranza del tempo e, sotto il profilo medico, i disturbi sono quasi sempre leggeri e temporanei.
Insomma possono bastare, e molti lo sanno, dei semplici medicinali come una pomata o una spruzzatina nel naso per dimenticare quello che non va.
Nella terza età, invece, i piccoli disturbi vengono spesso sopravanzati da vere e proprie malattie, come ad esempio l'aterosclerosi, l'ipertensione e il diabete, che devono essere costantemente monitorate dal medico.
Il medico ha sempre rappresentato, e ancora rappresenta, un preciso punto di riferimento. É il medico curante ad essere interrogato quando qualcosa non va, è a lui che si chiedono lumi sul proprio stato di salute attraverso una diagnosi certa. É insomma il medico che deve decidere il comportamento del paziente nei confronti della malattia. Allora, si potrà pensare, l'automedicazione non ha alcun senso. Ma in realtà non è così.
É giusto che il medico venga interpellato quando qualcosa non funziona al meglio, ed è altrettanto innegabile che, quando sia accertata una patologia, solo il medico può individuare il trattamento più idoneo per curare l'individuo. Allo stesso tempo, tuttavia, molte situazioni "passeggere", che quindi non assumono carattere di cronicità, possono essere gestite dal singolo. É il caso dei piccoli traumi, del lieve rialzo di temperatura, del raffreddore o della stitichezza.
Ognuno di noi possiede ormai una tale cultura e un bagaglio di esperienze tali da consentirci di affrontare in tutta serenità queste sgradevoli situazioni.
Il rapporto medico-paziente, comunque, richiede oggi una maggior preparazione da parte del cittadino.
Quando qualcosa non funziona per il verso giusto e la situazione non accenna a risistemarsi, insomma, il medico rimane l'unico interlocutore in grado di "svelare" l'arcano.
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