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La Retinopatia diabetica rappresenta un'altra delle principali cause di cecità in età lavorativa e porta al deterioramento dei piccoli vasi della retina. Qui l'arsenale terapeutico è rappresentato dalla fotocoagulazione della retina con il laser e, nelle fasi più avanzate (oggi rare, grazie al laser), dall'asportazione del corpo vitreo. Non sono disponibili farmaci, ma paiono promettenti i dati presentati a Washington su una nuova molecola, la ruboxistaurina. |
Nel frattempo la ricerca fa passi avanti. Le recenti conoscenze sull'angiogenesi, ossia la formazione di nuovi vasi sanguigni, offrono speranze sia per la degenerazione maculare legata all'età sia per la retinopatia diabetica (caratterizzate entrambe dall'eccessiva crescita di vasi). In questo campo, gli studi puntano soprattutto sui fattori di crescita che regolano l'angiogenesi, in particolare sul fattore di sviluppo delle cellule endoteliali (vegf). Dopo la Fda statunitense, l'Emea, agenzia europea per il controllo dei farmaci, a inizio 2006 ha autorizzato la prima molecola, che entrerà forse in commercio in Italia entro l'anno: il pegaptanib. I risultati preliminari sono incoraggianti, restano da accertare gli effetti a lungo termine. In sperimentazíone in Usa c'è un altro farmaco per la retinopatia diabetica, il ranibìzumab.
Nel frattempo è disponibile il bevacizumab: approvato per il trattamento del cancro colon-rettale, in questo caso viene usato off-label, cioè al di fuori delle indicazioni d'origine. L'efficacia sembra piuttosto buona. I benefici e i rischi del farmaco sono comunque da valutare nel lungo termine. La speranza è che riesca a bloccare lo sviluppo dei vasi malati.
In futuro, una strategia per la cura di alcune malattie oculari potrebbe venire dal fattore di crescita neuronale (Nerve growth factor, Ngf). La Fondazione Bietti di Roma ha avviato un progetto di ricerca. Gli studi hanno dimostrato la sua efficacia per via oculare o retrooculare in patologie retiniche di tipo genetico, traumatico, ischemico e nel glaucoma.
Ma hanno anche evidenziato complicanze legate alla via di somministrazione. Di recente abbiamo visto, su 30 pazienti, che l'Ngf in collirio agisce a livello della retina e del nervo ottico con risultati incoraggianti. |
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