- non è vero che fino ai dieci anni i bambini hanno bisogno di molta energia extra per crescere;
- non è vero che occorre compensare l'attività motoria con apporti calorici speciali: per un'ora di nuoto si consumano 300 calorie, ovvero l'equivalente di un buon panino al prosciutto.
- per farsi "i muscoli" non è necessario riempirsi di proteine: le proteine di origine vegetale e quelle derivate da pesce uova latte e formaggi che sono ottime.
- è vero invece che un bambino trascorre in media 3 ore tutti i giorni davanti alla tv, beve bevande gasate e consuma salse (maionese, ketchup ecc) che sono molto caloriche..
Quindi, anche per i più piccoli, si evidenzia come lo "stile di vita" che si conduce sia fondamentale!
Secondo alcuni dati messi a disposizione dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l'obesità costituisce oggi uno dei problemi di salute pubblica tra i più gravi e, purtroppo spesso trascurato, nel mondo occidentale. L'obesità, infatti, contribuirebbe, a volte in maniera determinante, all'insorgenza di quelle malattie croniche che ogni anno causano la morte di quasi 34 milioni di individui, costituendo il 46% del totale mondiale delle malattie. Numeri impressionanti che ci pongono davanti alla consapevolezza che oggi questo fenomeno ha assunto, a tutti gli effetti, le dimensioni di un'epidemia, una globesità come è stata definita, purtroppo destinata ad aumentare se i Governi dei paesi maggiormente coinvolti non adotteranno politiche alimentari più serie, e non forniranno la giusta assistenza e informazione a quelle famiglie e a quei soggetti maggiormente a rischio, come bambini e lavoratori che svolgono lavori sedentari.
Soprattutto tra i più piccoli, le organizzazioni assistenziali e i molti studi scientifici condotti ci dicono che il fenomeno dell'obesità è in crescita costante. È stato infatti calcolato che in paesi molto ricchi come per esempio gli Stati Uniti, è obeso un minore su 4, ma il fenomeno ha assunto connotati preoccupanti anche in nazioni a minor tenore economico come Cina e Russia. In Italia, che pur può vantare una percentuale di adulti obesi sotto la media europea, l'obesità colpirebbe addirittura il 20% dei bambini. Una statistica molto grave se si tiene presente che la cifra è raddoppiata rispetto a soli dieci anni fa.
Nella maggior parte dei casi l'insorgere del problema dell'obesità infantile deriva da cattive abitudini alimentari e comportamentali. I bambini si nutrono male, spiluccando spesso alimenti ipercalorici come patatine e dolcetti pluri pubblicizzati; evitano l'attività sportiva e la vita all'aria aperta; stanno troppo tempo davanti alla tv o al computer. Scientificamente parlando, a parte i rari casi di obesità sindromica, l'obesità deriva da molti fattori tra cui oltre a quelli già accennati anche una predisposizione genetica. Nella metà dei casi, il bambino obeso è figlio di un genitore obeso o anche di due. Ciò che appare più evidente a una prima analisi è che in simili famiglie la tavola è solitamente abbondante, la durata dei pasti lunga e i momenti da dedicare all'attività fisica scarsi e raramente incentivati.
Spesso il fenomeno dell'obesità infantile in tali contesti, viene scoperto per caso e solo quando ci si ritrova ad affrontare complicanze come i piedi piatti, le ginocchia valghe oppure l'apparente minor sviluppo dei genitali nei maschi. Appare più complesso, invece, trovare le cause del fenomeno in bambini figli di genitori magri. In questi casi molto spesso la causa è da ricercarsi in un malessere psicologico del minore. I bambini più a rischio sono quelli che vengono lasciati di solito da soli o alle cure di nonni o tate apprensive che li sollecitano continuamente a mangiare, che guardano molta tv e soffrono di solitudine, e vivono male il rapporto coi genitori che al contrario sono magri. Se poi aggiungiamo che il bambino grasso tende ad autoescludersi dalle attività sportive dei propri coetanei onde evitare spiacevoli commenti o semplicemente perché incapace di competere, appare chiaro il perché il cibo costituisca l'unico piacere a portata di mano.
Nel complesso la situazione è preoccupante soprattutto perché sappiamo che i giovani obesi hanno livelli di colesterolo "cattivo" e di trigliceridi notevolmente maggiore rispetto ai bambini di peso normale. Inoltre pare che per loro sia maggiore il rischio di diabete di tipo II, con conseguente ridotta tolleranza al glucosio e resistenza all'insulina.
Senza contare che da esami condotti con ultrasuoni è venuto fuori che la distensibilità delle arterie dei bimbi sovrappeso sembra già essere ridotta e che le arterie presentano segni di disfunzione endoteliale, indicatori dello sviluppo precoce di arteriosclerosi. I bambini obesi appaiono inoltre soggetti a problemi cardiovascolari e infarti anche in giovane età. Anche dal punto di vista dermatologico l'obesità può determinare da adulti alcuni significativi sintomi:
- acanthosis nigricans,
- strie atrofiche,
- intertrigine,
- prurito,
- segni di iperandroginismo,
- pigmentazione da stasi,
- linfedema
- ulcere degli arti inferiori.
In uno studio recente è stata valutata la prevalenza di manifestazioni cutanee in 64 bambini obesi. Tra le manifestazioni cliniche più ricorrenti:
- striae distensae,
- acne
- cheratosi follicolare.
Tra i pazienti, invece, nessuno presentava - o aveva presentato in passato - dermatite atopica.
Che fare allora?
Il primo necessario intervento è certamente quello sull'alimentazione: per crescere bene bisogna mangiare bene è ancora oggi estremamente valido. |